Manicomi - Gabbie per esseri umani

paziente del manicomioIn passato venivano chiamati manicomi, ed erano come tutti sappiamo ospedali specializzati nella cura della salute mentale.

Partiamo dagli inizi,anni e anni fa, la cultura sociale non riconosceva come reali le malattie mentali; sintomi della psicosi, come allucinazioni visive e auditive, venivano attribuite a maledizioni, fatture, e intercessione demoniaca.

Non rari i casi in cui si tentò di "curare" disagi importanti come la schizofrenia, con riti esoterici o veri e propri esorcismi.


Col passare del tempo, i cosiddetti pazzi, erano considerati tutti quelli che avevano idee diverse o non conformi alla società, quindi ritenuti un  pericolo sociale, col tempo prese campo l'idea di allontanare questi ultimi dal resto delle persone.



Nasce così l'idea di case di internamento in cui rinchiudere gli individui "pazzi".

Il manicomio era un vero e proprio lager, circoscritto in cui i direttori (per lo più suore e frati) decidevano senza alcun criterio la gravità della presunta malattia mentale, e così il totale isolamento in stanze imbottite, o celle.

Con la nascita della medicina psichiatrica, queste pratiche iniziarono a essere riconsiderate, e qualcuno capì che la maggior' parte delle persone rinchiuse nei manicomi erano di fatto sane di mente.

Come abbiamo già detto i manicomi erano per lo più gestiti  da suore e frati, senza alcuna competenza medica specifica,ma al inizio del 1900 passarono in gestione a medici psichiatri.

Nonostante ciò non ci fu cambiamento.

Le pratiche di cura erano barbare, e non badavano al rispetto del paziente.

Nei manicomi venivano eseguite pratiche come la lobotomia e l'elettroshock con la quale, qualche volta si riduceva i pazienti in stato semi vegetativo, o si compromettevano funzionalità corporee in modo irreversibile.

Non esisteva una vera e propria pratica di cura, i pazienti "problematici" venivano sedati da potenti barbiturici.

Agli inizi del '900 in Italia fu approvata una legge che prevedeva il ricovero di persone socialmente pericolose o che avessero compiuto atti di scandalo pubblico.

Immaginiamo come era facile in quel'epoca finire in manicomio!

Fu solo nel 1968 che in Italia fu prevista la normativa di ricovero volontario..

Dieci anni dopo con l'entrata in vigore della "legge Basaglia"iniziarono a chiudere i manicomi, e progressivamente iniziarono ad aprire le strutture psichiatriche in cui sono solitamente previste brevi degenze di ricovero volontario.

Nonostante ciò,per anni  nelle strutture psichiatriche continuarono a seguire pratiche poco ortodosse, e ci volle ancora molto tempo per garantire il rispetto della dignità umana.

GARANTIRE IL RISPETTO DELLA  DIGNITÀ UMANA : Ma sarà vero?

Forse la mia è un opinione un po' forte, ma non ho visto molto rispetto della dignità umana nei moderni centri di salute mentale.

Il  "T.S.O" ad esempio (trattamento sanitario obbligatorio) non offre una scelta al paziente, e autorizza i medici a trattamenti psichiatrici pesanti.

Non sono rari i casi di morte del paziente durante il ricovero forzato, e alcuni trattamenti drastici come l'elettroshock continuano a essere praticati.

In altri casi, nelle strutture psichiatriche, è capitato di vedere medici trattare i pazienti in modo arrogante e altezzoso, operatori che non hanno una vera e propria "vocazione" e sensibilità nell'aiutare, infermieri quasi spocchiosi e irritati dalle "lamentele" dei pazienti, persone con una gran voglia di finire presto il turno di lavoro e tornare a casa, psicologi senza empatia..

Casi in cui invece di curare il malessere, il paziente viene sedato e "spento" come un computer in stand-by.

Non rari i casi, asta guardare il telegiornale, in cui i pazienti vengono picchiati e maltrattati.

Una domanda quindi sorge spontanea: hanno veramente chiuso i manicomi?

Secondo me no, hanno soltanto cambiato nome rendendolo più accettabile socialmente.

Ma questa resta una mia personale opinione.

 Curiosità, l'artista Lou Reed fu sottoposto a elettroshock da ragazzo, quando i genitori scoprirono la sua bisessualità, concordarono il trattamento col medico psichiatra.

Dopo la serie di scosse neuronali l'artista soffrì per lunghissimi periodi di amnesia, in un intervista raccontò che, qualche volta arrivato a metà di un libro doveva ricominciare da capo perchè non ricordava nulla. Anni dopo scrisse la canzone Kill your sons, dedicata ai suoi genitori.

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