La dipendenza affettiva - Amore malato

dipendenza affettivaEsistono soltanto due tipi d'amore: quello che ci fa bene e quello che ci fa male, quello che crea un legame costruttivo e quello che crea un legame distruttivo, quello sano e quello malato, la dipendenza affettiva è senza ombra di dubbio amore malato.

Nella dipendenza affettiva la relazione viene percepita come unico scopo di vita, percepita come indispensabile, tutto gira intorno al partner e molto spesso,chi ne resta vittima annulla totalmente se stesso e i suoi bisogni nella paura continua di perdere la persona "amata".

Gelosia morbosa, rabbia, sensi di colpa, ansie da abbandono, devozione totale, sono alcuni dei sintomi della dipendenza affettiva.





Ma nessuna "vittima" si può considerare tale in assenza di un "carnefice", il dipendente affettivo infatti, si aggancia perfettamente al bisogno del "carnefice" di sottomettere ed esercitare potere sulla partner, o sul partner (le donne sono più spesso vittime di dipendenza affettiva, ma talvolta anche gli uomini diventano vittime-dipendenti).

Il rapporto tra vittima e carnefice inizia solitamente bene, tutto sembra predisporre ad un futuro di coppia brillante, e pieno di felicità.

La vittima è "bisognosa" delle adulazioni e promesse del carnefice al quale si  aggancia indissolubilmente,  il quale a sua volta esercita il suo potere di adulazione iniziale, che puntualmente si tramuterà in svilimento delle capacità mentali, dialettiche, fisiche, caratteriali della vittima, che in un circolo vizioso ricercherà costantemente l'adulazione e l'approvazione del partner con lo scopo di evitare un vero o ipotetico abbandono.

Ansia continua e brusco calo dell' autostima, sono conseguenza ovvia di continue svalutazioni e umiliazioni ricevute dal partner.

Non sono rari i casi in cui addirittura la vittima tende a provocare l'amante violento, per suscitare una reazione.

Ricordo molto bene, qualche tempo fa durante un ciclo di terapie psicologiche, mi capitò di essere unita ad un gruppo di sostegno per dipendenti affettivi (non che io ne soffra, ma perché incuriosita, volevo capire cosa capitava in questo meccanismo malato) ricordo bene il racconto di una donna, che narrava di come provocava continuamente il compagno, il quale usava su di lei violenza fisica e verbale, morale, perché a suo dire, anche la violenza la faceva sentire considerata dal partner.

Ovviamente poi si lamentava di questo, e puntualmente il partner violento dopo la sfuriata si scusava regalando rose e cene romantiche... tutto questo si ripeteva in un continuo cerchio di malessere senza fine.

Un altra ragazza, raccontò che veniva continuamente umiliata, e svilita: "non sai fare niente!" "non vali niente!", tradita dichiaratamente e infine picchiata dal marito e dall'amante del marito, ma dava comunque a quest'ultimo una scusante: "se ha cercato un altra, significa che io sono diventata brutta", "se mi ha picchiata significa che l'ho fatto innervosire".

Come uscire da tutto questo? A mio avviso, rendersi conto di vivere una relazione insana e un amore che tale non è, è già un buon' punto di inizio per riprendere in mano la propria vita.

Capire che questo meccanismo massacrante non ha nulla a che fare con l'amore sano, è di fatto un passo avanti verso la guarigione, rivolgersi a un professionista e iniziare un percorso nel quale si recupera consapevolezza e amore per se stessi, autostima, rispetto e comprensione piena di sé.

NESSUNO E' INDISPENSABILE  A TAL' PUNTO DA SOFFOCARE SE STESSI!




1 commento:

  1. e cosi,dopo avar passato tanti percorsi terapeutici, ancora mi incolpo di chi mi msltratta,scusando il mondo per essere chi sono.
    questo tarlo dall 'infanzia mi impedisce di stare con amici,colleghi e una presenza maschile,comme fare?
    eco

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